L’ambiente confinato è un qualunque luogo limitato in termine di dimensioni e che presenta un’alta probabilità di pericolo di morte dell’operatore che ci lavora, a causa della frequente presenza di sostanze o condizioni di pericolo.
L’ambiente confinato è quindi “solo un tombino o una cisterna”? No! L’ambiente confinato può anche essere una vasca scoperta che comporta un pericolo per l’operatore in quanto, in caso di incidente, il suo soccorso sarebbe difficoltoso. Quando si parla di ambienti confinati, spesso gli incidenti sono a “effetto a catena”: il soccorritore inesperto o distratto può diventare la seconda vittima.
La valutazione del rischio legato alle lavorazioni in ambienti confinati tiene conto dell’ambiente, dell’attività che viene svolta, dall’attrezzatura utilizzata, dai materiali presenti, dalle capacità comunicative che offre l’ambiente, dalle competenze del personale, dai dispositivi di protezione e dalla procedura di salvataggio per le situazioni di emergenza.
Il processo di valutazione del rischio (risk assessment) consiste in un percorso metodologico per mezzo del quale si esaminano in modo sistematico i pericoli per la salute e per la sicurezza delle persone presenti in ambienti o connessi con attività, al fine di esprimere un giudizio sulla sicurezza di chi è soggetto a detti pericoli.
A seguito della valutazione del rischio, il Datore di Lavoro deve quindi attuare misure preventive e protettive individuali, come la consegna dei DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) e la formazione dei lavoratori, e misure collettive, attraverso ad esempio procedure specifiche per ogni ambiente confinato, finalizzate alla definizione dei compiti, delle attività e della gestione delle situazioni di emergenza.